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Duje Ajdukovic e la bellezza della solitudine

Duje Ajdukovic si sta facendo largo all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS. Personalità e autostima sono alle stelle, confermate da una decisione molto curiosa per un 20enne: “Per questa estate ho deciso di viaggiare da solo. Il torneo? Non penso a niente di diverso dalla vittoria”. Nei quarti troverà un ottimo “Jimbo” Moroni, ultimo italiano in gara.

Non ho mai pensato di essere lo sfavorito in questa partita”. Duje Ajdukovic esordisce così, mettendo in chiaro che a lui non interessano gli stereotipi, le risposte banali, le frasi precotte. Come se fosse routine battere la testa di serie numero 3 se provieni dalle qualificazioni, peraltro con un netto 6-3 6-1. “Io sono un giocatore da terra battuta, mentre lui è americano, ha trascorso buona parte del suo tempo sul cemento”. Ci permettiamo di ricordargli che Ulises Blanch si è allenato a lungo in Argentina, con un tecnico argentino, e conosce bene la terra battuta. “Ah, non lo sapevo. Comunque non cambia niente. Non ho pensato neanche per un secondo di essere l’underdog”. Il 20enne di Spalato non è solo il protagonista di giornata, ma fino a oggi è la rivelazione dell’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (44.820€, terra battuta). Anche se, a giudicare dalle sue risposte e dal suo sguardo, reso ancora più fulminante dall’utilizzo della mascherina, per lui non deve essere una sorpresa. “Mi sono adattato al suo gioco – racconta – Blanch serve bene, non gli ho dato molti angoli e l’ho tenuto più lontano possibile dalla linea di fondo. Complessivamente, ho giocato meglio di lui”. Ajdukovic ha tutto per diventare un personaggio. Fisico, gioco, personalità e persone giuste al suo fianco. Fa parte dell’orbita di Ivan Ljubicic, che gli fa da manager e da mentore. Nella sua giovane carriera ha giocato due semifinali Challenger (nella natia Spalato e a Maia): a giudicare dal tennis espresso a Milano, con quattro vittorie senza perdere un set, che sia la volta buona per il primo titolo? “Io gioco sempre per vincere – taglia corto – non ho mai pensato a niente di diverso dalla vittoria. Vediamo che succede, ma io credo fermamente di poter vincere il torneo”.

L’ESPERIENZA DA RICCARDO PIATTI E L’ESTATE 2021

Figlio di Romeo, ex calciatore dell’Hajduk Spalato, ha iniziato a giocare all’età di 5 anni per imitare la sorella maggiore. Nel suo percorso c’è anche un po’ d’Italia: quando aveva 17 anni è transitato a Bordighera, presso l’Accademia di Riccardo Piatti. Quando glielo ricordiamo, gli si illuminano gli occhi. “Riccardo è di gran lunga il miglior tecnico che abbia mai avuto. Sono stato un anno a Bordighera e abbiamo lavorato molto bene. Sono migliorato parecchio, ma a quell’età era un po’ presto per trascorrere così tanto tempo lontano da casa. Ma se mi chiedi chi sono i migliori coach che ho avuto, non ho dubbi: Riccardo, Andrea (Volpini) e Cristian (Brandi)”. La risposta che sorprende, e fa capire il personaggio, arriva subito dopo. Gli abbiamo chiesto con chi si allena attualmente. “Per quest’estate rimarrò da solo, faccio self-coaching”. Ma è una scelta tua? “Sì, ho deciso così. Non è così male, fai le tue cose, sei concentrato su te stesso e non c’è niente di meglio. Sei tu a pensare a cosa fare sul campo, senza che siano altri a farlo”. Decisione coraggiosa, considerati i 20 anni d’età e il fatto che si tratta di una scelta consapevole, e non di una necessità. “Ovviamente ci sono persone che mi danno una mano e si occupano di me: il capitano della squadra nazionale Vedran Martic, un mito come Marin Cilic e poi c’è Ljubicic”. Pensando al futuro, è difficile strappargli una frase su speranza e obiettivi futuri. Quando gli chiediamo dove può arrivare, si trincera un paio di volte dietro a un “non lo so”. Sugli obiettivi stagionali, il lavoro ai fianchi produce un:“Non ho traguardi per quest’anno. L’anno scorso, quando avevo fissato degli obiettivi, sono successe molte cose. Però vorrei giocare lo Us Open, questo è il mio traguardo attuale”. Non sappiamo se il numero 297 ATP diventerà un campione, ma dopo Ivanisevic (”L’ho incontrato diverse volte, è una bella persona”), Ljubicic e Cilic e un Coric che adesso è fermo ai box, la Croazia ha trovato un nuovo potenziale personaggio. Un nome tutto da seguire.

MORONI TIENE VIVA L’ITALIA, OK CORIA

A sfidare Ajdukovic nei quarti di finale sarà l’ultimo italiano in gara: Gian Marco Moroni ha gestito ottimamente la pressione nel match contro Orlando Luz. Il brasiliano era in un buon momento, dunque il 6-3 6-4 per il romano è un risultato di valore. Nel primo set gli è bastato un break al sesto game, mentre c’è stata più battaglia nel secondo. Luz ha individuato nel rovescio di Moroni il punto su cui spingere, peraltro con alterni successi. È vero che Moroni spinge soprattutto con il dritto, ma ha accettato di giocare parecchi rovesci, mandando un segnale importante al suo avversario. Avanti 6-3 3-1, si è fatto riprendere sul 3-3 ma ha trovato il break decisivo al settimo game. Giocando con la consueta passione, è riuscito a chiudere e ha festeggiato a modo suo, lasciando cadere per terra la racchetta, la fascetta e mimando il gesto del Bufalo, ormai un tratto distintivo. Contro Ajdukovic non sarà semplice, vista la leggerezza e la sana spavalderia del croato, ma il Moroni visto a Milano sembra pronto alla sfida. Il match inaugurerà il programma sul Campo Centrale, a partire dalle 12. Tra i due non ci sono precedenti. L’ultimo a centrare un posto nei quarti è stato il numero 1 Federico Coria, unico top-100 in gara all’ASPRIA Harbour Club. L’argentino si è imposto 7-6 6-3 contro Mirza Basic, ma è stata una faticaccia. Il bosniaco è sceso in campo con le idee chiare: per nulla infastidito dal tennis di rimessa di Coria, ha giocato un match tutto d’attacco. Aiutato dalle condizioni ventose (spesso la terra rossa si è sollevata, sospinta dal vento), è arrivato a un passo dall’aggiudicarsi il primo set. Ha avuto due setpoint nel tie-break (sul 6-5 e sul 7-6), ma Coria è stato bravissimo nel momento del bisogno: sotto 7-6, ha giocato due passanti molto complicati, uno di dritto e uno di rovescio, che hanno riportato il match nella sua direzione. Il grido di esultanza a fine parziale lo ha accompagnato anche nel secondo, in cui è stato sufficiente un break all’ottavo game (l’unico del set) per chiudere la pratica. L’argentino tornerà in campo, sempre alle 17, contro Gastao Elias, ex n.57 ATP. Match di lusso, per un quarto di finale di un Challenger.

ASPRIA TENNIS CUP – Trofeo BCS (44.820€, terra battuta)
Secondo Turno Singolare

Gian Marco Moroni (ITA) b. Orlando Luz (BRA) 6-3 6-4
Duje Ajdukovic (CRO) b. Ulises Blanch (USA) 6-3 6-1
Gastao Elias (POR) b. Jiri Lehecka (CZE) 6-2 6-4
Federico Coria (ARG) b. Mirza Basic (BIH) 7-6(8) 6-3

Quarti di Finale Doppio
Sadio Doumbia / Fabien Reboul (FRA-FRA) b. Francesco Passaro / Luca Vanni (ITA-ITA) 6-1 6-4
Szymon Walkow / Jan Zielinski (POL-POL) b. Riccardo Bonadio / Teymuraz Gabashvili (ITA-RUS) 6-2 6-1
Dustin Brown / Tristan-Samuel Weissborn (GER-AUT) b. Pedro Cachin / Camilo Ugo Carabelli (ARG-ARG) 6-4 6-2
Vit Kopriva / Jiri Lehecka (CZE-CZE) b. Fernando Romboli / Max Schnur (BRA-USA) 6-3 6-7 16-14

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